domenica 18 ottobre 2009

Intervento Consiglio Provinciale 9/10/09

Lettera aperta alla Cittadinanza, alle Famiglie, agli Studenti, ai Docenti, al personale ATA, ai Dirigenti Scolastici, alle Amministrazioni ed Enti Locali.

Come docenti di ogni ordine e grado che stanno subendo gli effetti della razionalizzazione delle rete scolastica, traducibili nell’estrema precarizzazione della propria condizione lavorativa e nell’estromissione dal proprio posto di lavoro, osserviamo con estrema preoccupazione, il disagio e il malessere di un sistema scolastico sempre meno al centro di una politica d’investimenti e sempre più soggetto a mere logiche finanziarie.

Sentiamo dunque il bisogno di rivolgerci ora all’intera categoria che attraverso diversi ruoli e competenze opera nel settore con dedizione e professionalità, ora a Voi primi cittadini e Amministratori delle nostre comunità, ora alle Famiglie e alla Società Civile, affinchè l’Istruzione, intesa come prezioso strumento di emancipazione e crescita sia individuale sia collettiva, venga nuovamente considerata, in quanto bene comune, principale agente dello Sviluppo Umano di questo Paese .

Dalle scuole arrivano notizie drammatiche. Il progetto di razionalizzazione del personale scolastico, che dovrebbe concludersi nel 2012, solo quest’anno ha provocato l’espulsione di ben 57.000 docenti e 15.000 ATA. Nella nostra Isola gli effetti di tali provvedimenti sono stati immediati e impietosi: trecento scuole chiuse nei piccoli comuni, 2448 posti di lavoro in meno in tutta la Sardegna, classi sempre più numerose e studenti in situazione di disabilità abbandonati a se stessi.
A questi aspetti si aggiungono situazioni insostenibili come le pluriclassi, la cancellazione della continuità didattica del tempo pieno e dell’educazione degli adulti e non per ultimo, il mancato rispetto delle norme di sicurezza.


Tutto ciò in una regione in cui il tasso di abbandono scolastico è già elevatissimo.

La preoccupazione aumenta in vista del futuro dato che , dal 2010, il provvedimento ministeriale rinviato per l’anno in corso, diventerà operativo determinando così la chiusura delle scuole sotto i 50 alunni, ovvero del 50% delle scuole della Provincia.

L’imminente soppressione dell’istituzione scolastica locale comporterà lo smantellamento di un servizio pubblico essenziale alla vita comunitaria, provocando così l’ ulteriore impoverimento del tessuto socio-culturale ed economico di un territorio già fortemente penalizzato.
A tale proposito, consentiteci di fare due osservazioni:
1) Per l’ennesima volta, le nostre comunità vengono considerate un freno allo sviluppo del Paese e non come una risorsa da valorizzare mediante investimenti atti a rafforzare i servizi necessari.
2) L’emorragia occupazionale interesserà soprattutto le lavoratrici, in un contesto in cui le donne, spiace constatarlo, ancora incontrano molte difficoltà e ostacoli nell’affermazione professionale.

L’espulsione del personale docente e non docente non di ruolo sortirà diversi effetti, generando così un disservizio generale che già le famiglie iniziano a lamentare. La tanto sbandierata “era della scuola di qualità” nasce paradossalmente dall’eliminazione di tanti saperi e tanti modi di fare scuola, rappresentati anche dal personale precario . Il disservizio legato alla tutela e alla vigilanza degli studenti sarà dunque accentuato dall’impoverimento dell’offerta formativa e didattica, che difficilmente risulterà adeguata alle competenze richieste dalla nostra contemporaneità.

La razionalizzazione del personale applicata secondo un criterio ragionieristico che non prende atto della complessità umana e professionale sulla quala si basa il sistema scuola, sta inoltre determinando la marginalizzazione del ricambio generazionale del corpo docente che vanta già di essere il più “anziano” d’Europa.


Lascia sgomenti la campagna mediatica atta giustificare i tagli perché fondata principalmente sull’equazione “precario= spreco di risorse finanziarie statali“. Tutto ciò mortifica, disconosce e vanifica l’essersi dedicati all’ apprendimento e alla formazione della propria professionalità messa a disposizione nel corso degli anni, nonostante la costante incertezza del proprio status.
Lo Stato che tanto si è prodigato per alcune aziende private, nel tagliare indiscriminatamente la spesa pubblica della Scuola, mina le fondamenta di un’istituzione che ha il compito di formare non dei semplici lavoratori, ma dei cittadini rispettosi del vivere civile e consci dei propri diritti e doveri.



Respingiamo dunque le dichiarazioni della Ministra che ritrae la scuola ora come un ufficio di collocamento di una determinata parte politica ora come un ammortizzatore sociale poiché queste pesanti accuse restituiscono un’immagine offensiva del personale docente, che patisce e dunque replica, i limiti di un sistema scolastico sicuramente da riformare.
Siamo i primi a volere una scuola basata sul costante aggiornamento delle didattiche, dei saperi e delle modalità, ma questo potrà verificarsi solo se la scuola cesserà di essere vista come frutto della bravura del singolo e cesserà di essere affidata allo spirito missionario di ognuno di noi.
LA scuola di qualità nasce da un costante investimento economico, finanziario ed umano che le Istituzioni sono chiamate a compiere.

Le prospettive invece sono del tutto avverse, soprattutto nella nostra Provincia: l’argomento relativo al “decremento demografico” in corso , sempre al fine di giustificare i tagli, contravviene invece ad un dato oggettivo, ovvero all’inversione di tendenza recentemente osservata nella Provincia di Oristano che ha incrementato la popolazione scolastica grazie all’inclusione di Bosa-Planargia.

In questo momento di emergenza manca alla scuola sarda una legge regionale che tenga conto dei bisogni specifici del nostro un territorio. È necessaria, dunque, la riapertura della vertenza Stato-Regione che porti al rifiuto del piano di ridimensionamento in atto e l’immediata restituzione dei posti tagliati in eccedenza dall’USR rispetto a quelli previsti per l’anno corrente, affinchè sia garantito il servizio e non si realizzi una palese discriminazione nei confronti degli studenti sardi.

Pertanto Invitiamo i Dirigenti e i Colleghi a esprimere palesemente una forma di solidarietà nei confronti del personale della scuola precario e concorrere insieme alla tutela dell’Istruzione Pubblica.

Pertanto Invitiamo gli Enti locali a tutelare l’istruzione pubblica e a non cedere a compromessi lesivi per le famiglie sarde, gli studenti e i lavoratori della scuola.

Inoltre invitiamo le Signorie Vostre, le Giunte, i Consigli Comunali e la Provincia a sensibilizzare i cittadini mediante assemblee pubbliche e consigli comunali con ordini del giorno specifici .

Il diritto allo studio è un diritto fondamentale a cui la Sardegna non vuole e non può rinunciare.

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