lunedì 13 settembre 2010


APPELLO DELLE LAVORATRICI E LAVORATORI DELLA SCUOLA
IN OCCASIONE DEL “CABUDANNE DE SOS POETAS”
SENEGHE 2010


Siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori della scuola della provincia di Oristano estremamente preoccupati per la situazione in cui versa l’istruzione pubblica statale italiana e sarda.

L’anno scolastico 2010-11, per noi, si apre tristemente a causa dell’applicazione della seconda tranche del programma triennale di tagli previsti dal governo Berlusconi con la legge 133 del 2008. I posti in meno programmati per quest’anno saranno più di 40.000 fra docenti e ATA di cui 1707 in Sardegna. Questi vanno ad aggiungersi ai 57.000 posti di lavoro già tagliati nel precedente anno scolastico.

In questi mesi, come Coordinamento Precari Oristano, assieme a tante altre realtà presenti nel territorio nazionale, abbiamo provato a contrastare questo disegno ma con scarsi risultati. L’esiguità delle forze messe in campo, l’indifferenza degli organi di informazione, un’opinione pubblica spesso ostile a causa della campagna denigratoria messa in atto dai media nei confronti dei lavoratori della scuola, le profonde divisioni all’interno del sindacato e un generale asservimento alle politiche del governo di turno, hanno fortemente condizionato le nostre battaglie.

Eppure gli effetti di tali provvedimenti sono ormai visibili e tangibili.

In primo luogo, si sta verificando un impoverimento della didattica e il peggioramento della qualità dell’insegnamento a causa dell’aumento di alunni per classe, della diminuzione del tempo scuola, dell’introduzione del maestro unico nella scuola primaria , della chiusura delle scuole nei piccoli comuni, della riduzione delle ore di sostegno e della cancellazione di molte materie nelle scuole superiori, conseguenza diretta dell’entrata in vigore della fantomatica Riforma.

Inoltre è prossimo alla sua realizzazione, il più grande licenziamento di massa della storia della Repubblica Italiana, attuato nella più assoluta indifferenza dei media e dell’opinione pubblica. Questo verrà seguito da una profonda revisione dell’organizzazione della scuola sempre più rispondente a logiche di tipo aziendale in cui i lavoratori risulteranno sempre più flessibili e precari.

Questa operazione non è dunque soltanto una manovra volta a risparmiare fondi, ma è soprattutto un preciso programma di dismissione della scuola pubblica, garante dei principi costituzionali, a vantaggio di quella privata, espressione di un imperante Pensiero Unico.

La situazione descritta lede non solo il nostro diritto al lavoro, ad una vita dignitosa, a spendere le nostre competenze professionali dove c'è bisogno di noi. Lede anche il diritto dei nostri e dei vostri figli ad avere un futuro.

In classi sovraffollate infatti la selezione è spietata: solo i più forti ce la fanno, chi viene da situazioni di svantaggio culturale, economico o sociale troverà una scuola impossibilitata ad accoglierlo.

Cosa possiamo fare?

Non rassegnamoci. Questa riforma non è inevitabile. Questi tagli non sono inevitabili.

Se non siamo in grado di combattere per salvaguardare il nostro posto di lavoro per cosa vale la pena lottare? Non siamo stati licenziati perché inutili e in sovrannumero come vi hanno detto, ma perché qualcuno ha deciso di speculare sul nostro presente e sul futuro dei vostri figli.

Cosa potete fare?

E’ necessaria una massiccia mobilitazione che non interessi solo famiglie e la società civile; questa è la sola arma che ci rimane per opporci al processo in atto. La lotta per la difesa della scuola pubblica riguarda tutti ed è per questo che vi chiediamo di sostenerci.

Ci rivolgiamo anche a voi, in quanto uomini e donne di cultura e di spettacolo; vi chiediamo di farvi portavoce delle nostre ragioni, delle nostre ansie e delle nostre rivendicazione.

Crediamo fermamente nel ruolo civile della letteratura e nella sua capacità divulgativa dunque consideriamo doveroso che il nostro grido di dolore, equivalente all'agonia dell'Istruzione pubblica del nostro Paese, venga amplificato e reso noto ai più.

Appoggiate e unitevi alla nostra protesta; rifiutatevi di accettare l’idea di un futuro basato sulla ricatto, sulla negazione dei diritti, sulla sopraffazione spacciata per “legge naturale”.

L’infamia peggiore è il silenzio che ci circonda.


La scuola è la più grande fabbrica chiusa in Sardegna


Coordinamento Precari Scuola Oristano