mercoledì 9 novembre 2011

ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 10 NOVEMBRE


Appello alla mobilitazione per la manifestazione del 10 novembre

Il Coordinamento Precari Scuola Oristano aderisce alla manifestazione del "Popolo Sardo" che si terrà il 10 Novembre a Cagliari.

La situazione di crisi che tutti i comparti produttivi stanno vivendo è ormai palese e generalizzata soprattutto nella nostra Isola.
Essendo solidali con le famiglie dei nostri studenti, riteniamo doveroso scendere in piazza con loro.

Non si può non ribadire dunque che la scuola e l'istruzione sono fondamentali soprattutto in un momento come questo poichè sono la chiave per risollevarsi.
Nonostante ciò le politiche governative continuano ad operare tagli funzionali allo smantellamento del servizio pubblico.

La Sardegna in virtù della sua specificità, necessita l'applicazione di specifici parametri di formazione delle classi, se non si vuole rischiare la chiusura delle scuole nella maggior parte dei nostri paesi.

Perciò appoggiamo la richiesta di applicazione dell'articolo 51 dello statuto sardo e invitiamo tutt* a scendere in piazza.

lunedì 10 ottobre 2011

15 OTTOBRE - United for global change


Il Coordinamento precari scuola Oristano promuove e aderisce all'iniziativa del 15 ottobre, giorno in cui i popoli d'Europa grideranno il proprio dissenso verso il massacro sociale operato dagli Stati UE in nome di un debito provocato dai potentati economici-finanziari e pagato dai lavorat*, precar*, student*,disoccupat* e dalle famiglie.


SALVIAMO LE SCUOLE E NON LE BANCHE.
Il nostro motto si unirà a quello di tante altre vertenze sarde che troveranno voce SABATO 15 OTTOBRE A ORISTANO secondo il seguente programma:


- Ore 9.30 P.zza Roma MANIFESTAZIONE STUDENTESCA
- Ore 16.00 P.zza Elenora PRESIDIO - DIBATTITI - WORKSHOP

Raccomandiamo la massima diffusione dell'evento e una sentita partecipazione.

CPS ORISTANO



NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO

“Noi il debito non lo paghiamo”; a Roma, Rejkiavik, Londra, Atene, Madrid, New York, Tel Aviv, Berlino, questa parola d’ordine ha assunto una forma molto chiara: “L’assemblea nazionale respinge qualunque ipotesi di alternanza di Governance della crisi del capitalismo; … smaschera i responsabili della crisi e agisce contro i loro simboli, riconquistando la sovranità ed esercitando nuove forme di appropriazione di reddito e di vita”.
Si è aperto il tempo dell’indignazione, e tutti noi ne siamo l’assemblea nazionale. La nostra isola è già da tempo questa coscienza in marcia da quando operai, contadini, pastori, lavoratori precari, giovani, hanno sentito questa necessità nei propri destini; come a Sintagma o a Puerta del Sol la china discendente della borsa e la china ascendente del debito misurano loro malgrado un sentimento comune, la ribellione emergente ovunque in quello che hanno tenuto finora come il loro titolo oscuro, il popolo.
Quella che con troppa gentilezza è stata chiamata finora “l’indignazione” sta assumendo questa dimensione di massa per il traboccamento intollerabile della “indegnità”; dietro l’indegnità oggi a noi più manifesta, quella di un capo di governo corruttore, irresponsabile e bugiardo, vi è l’indegnità di tutto un ceto politico che in forza dei propri privilegi esercita il mandato costituzionale con indegnità e disonore; ma dietro a questo velo servizievole della casta politica vi è la grande religione mondiale del libero mercato, della speculazione internazionale e delle banche.
I profeti di questa tragica situazione esordirono quando stava nascendo quella che oggi è la generazione senza domani da essi tenuta a battesimo; ridussero tutti i comandamenti a uno solo: “Arricchitevi” (Deng Siao Ping); “Tutto ciò che non è vietato è permesso” (Ronald Reagan); “Esistono gli individui, la società non esiste” (Margaret Tatcher). Wall Street, il Fondo Monetario, la Banca Centrale Europea, e quindi le banche d’affari, gli artifici sul rating, la rottura delle dighe sul debito sovrano e infine le difficoltà di vita per la generalità dei cittadini, o la riduzione stessa della vita all’ avvilimento e alla paura, questo è il prodotto storico di quella dottrina e delle sue conseguenti decisioni.
Essa non ha mondializzato il mercato, o il lavoro, o il profitto, o il capitale; ha mondializzato il crimine, la speculazione, il superprofitto ed il debito, cioè l’esatto contrario di quanto diceva di assicurare. Ha pervertito la democrazia, riducendola in una farsa senza fine tra sedicenti liberali e sedicenti riformisti; ha oltraggiato le costituzioni, nate sulla prova inumana di guerre estreme; ha sottratto il futuro ai giovani e i giovani al futuro, solo per tenere il futuro rigidamente per sé e i giovani per nessuno, come un eterno presente senza uomo, dispiegato sotto l’onnipotenza delle transazioni finanziarie.
Come è chiaro i primi a cadere nel cappio sono i debitori più deboli e più ricattabili; per questo dopo la Grecia la tenaglia si stringerà ancor più sull’Italia, e ogni giro di vite sarà accompagnato da prediche politiche sulla “necessità”: la necessità che i cittadini paghino ancora la speculazione per avere un altro giorno di respiro, che i lavoratori paghino ancora il superprofitto per un altro giorno di precarietà, e ovviamente che la colonia interna ceda quanto ancora le rimane di territorio e di vita.
Non sappiamo quanti modi vi siano per neutralizzare questo mostro; prima di colpirlo al cuore è infatti necessario recidere tutti i tentacoli che stanno stritolando l’economia mondiale, la sostenibilità ambientale e le nostre esistenze; ma alcune cose sappiamo: il debito va pagato dal sovraprofitto e dalla speculazione, cioè da tutti i responsabili e i beneficiari diretti di esso; vanno chiusi immediatamente i canali della spesa militare; va sciolto il grumo castale che ha spalancato le porte alla corruzione e ha chiuso ai cittadini l’accesso alla democrazia.


Coordinamento 15 Ottobre Oristano

lunedì 24 gennaio 2011


Diffondiamo il seguente documento con preghiera di divulgazione e adesione da parte di tutti i riceventi.

Sottoscrivete e inviate a :
fiom@sardegna.cgil.it
cobascuola.ca@tiscali.it


La giornata del 28 gennaio assume un'importanza molto più ampia di quella rappresentata dallo sciopero di una grande categoria di lavoratori o da uno sciopero generale indetto da sindacati di base. L'appello ad una vasta partecipazione capace di portare in piazza aree estese del mondo del lavoro, precari, studenti, giovani, ecc. è motivato dal fatto a tutti evidente che siamo al crocevia di una fase decisiva di vera e propria lotta di classe, intesa oggi come strategia di aggressione condotta dai soggetti più forti dell'estremismo padronale contro principi irrinunciabili della vita sociale e contro essenziali fondamenti costituzionali.

La strenua resistenza condotta a Mirafiori dalla FIOM, dalla USB, dalla Confederazione dei COBAS e da numerose organizzazioni politiche e strutture di movimento sono la dimostrazione sul campo del significato della posta in gioco: per tutti i soggetti di prima linea in questo scontro, e in primo luogo per la FIOM, deve essere motivo di orgoglio e non certo di disappunto l'ampiezza e la pluralità che hanno generalizzato il significato di questa lotta.

Il programma delle manifestazioni previste per il 28 gennaio non deve, non deve, disconoscere la lezione di quei giorni, una lezione indisponibile per un uso escludente e per un titolo di esclusiva: semplicemente non se ne ha diritto. A maggior ragione in Sardegna, dove la FIOM e la FLM hanno costituito per anni un importante riferimento alle lotte dei lavoratori e dove oggi, in questo specifico esito storico, si pagano duramente i danni di un processo secolare segnato dal furto di risorse materiali e umane che sta portando, oltre che al disastro dei poli industriali, alla desertificazione di vaste parti del territorio.

A Cagliari in particolare, dove diversamente da altre situazioni i soggetti promotori (sia dello sciopero di categoria che dello sciopero generale) si trovano a condividere la stessa città, sarebbe catastrofica e affatto episodica l'eventuale autocostrizione a due separate e contemporanee manifestazioni. Il prezzo del disorientamento e della forzatura su soggetti non direttamente sindacalizzati (precari, disoccupati, studenti ecc.) e sull'opinione pubblica sarebbe straordinariamente grave. Chi avesse in animo di assumersi tale responsabilità dovrebbe almeno farlo pubblicamente e non semplicemente ignorando con il silenzio questo appello all'unità di azione.

Per tale ragione sosteniamo l'appello ad una manifestazione unitaria, nella quale ogni soggetto in campo possa riconoscersi con le bandiere e la visione politica della propria organizzazione, all'interno di un codice di lealtà reciproca che si pone oggi come un dovere immediato. Rivolgiamo in primo luogo questo appello alla direzione regionale della FIOM in quanto questa organizzazione è venuta a costituire il riferimento più importante di questa pagina di storia, e ne porta dunque in sé
la più forte responsabilità.

Manuela Lucchesu
Gian Luigi Deiana
Vincenzo Pillai
Coordinamento Precari Scuola Oristano
Collettivo Comunista Nuoro
Collettivo Studentesco Oristanese
La Furia Rossa
Giovani IDV Oristano
Sinistra Critica Sarda
e altri

sabato 8 gennaio 2011

Considerazioni circa il Piano di Dimensionamento Scolastico Regionale


Lettera aperta al Presidente regionale dell’Anci, ai Presidenti dell’Unione dei Comuni e ai Sindaci della Provincia di Oristano
Oggetto: Considerazioni circa il Piano di Dimensionamento Scolastico Regionale

Con queste poche righe vorremmo riportare alla vostra attenzione la questione legata al piano di dimensionamento regionale che, stando alle ultime notizie, si realizzerà sulla base delle Linee Guida varate dalla Giunta Regionale il 30/12/10.

Siamo giunti dunque al termine di un lungo processo che vede lo smantellamento sistematico della scuola pubblica statale su tutto il territorio nazionale e l’espulsione del personale precario dal mondo del lavoro.

Con il piano di dimensionamento, come ben saprete, si renderà operativa la legge 133 del 2008 che prevede il sottodimensionamento dell’erogazione del servizio in base a dei ferrei parametri difficilmente applicabili in un contesto a basso tasso demografico come la Sardegna.

Entro 60 giorni le Province saranno chiamate a realizzare ciò che è stato precedentemente approvato, determinando così la chiusura di molte scuole nei piccoli centri abitati. E’ superfluo ribadire che la ricaduta sotto il profilo occupazionale sarà disastrosa così come quella socio-culturale, poiché la soppressione dell’erogazione del servizio scolastico comporterà sia innumerevoli disagi ad una utenza già particolarmente svantaggiata rispetto a quella nazionale sia un aggravarsi del processo di spopolamento già in atto in molte aree della nostra Isola.

Un piano di dimensionamento che persegue l’unico fine di depotenziare e discriminare ulteriormente territori come il nostro, non potrà che incrementare la dispersione scolastica, già particolarmente alta rispetto alle medie nazionali. Inoltre il tanto sbandierato risparmio delle risorse finanziarie non è che un inganno, dato che le amministrazioni locali saranno comunque chiamate a garantire all’utenza un sistema di trasporti che consenta il raggiungimento delle sedi scolastiche.

In questo momento così difficile, è doveroso dare un segnale che non sia quello dell’indifferenza e della rassegnazione. Finalmente abbiamo la possibilità di aprire una vertenza nel territorio e richiamare le istituzioni locali e le rispettive comunità alle proprie responsabilità morali e politiche soprattutto al cospetto delle legittime aspirazioni delle giovani generazioni.

Pertanto Invitiamo gli Enti locali a tutelare l’istruzione pubblica e a non cedere a compromessi controproducenti per le famiglie sarde, gli studenti e i lavoratori della scuola. Per tale motivo i singoli comuni non possono più abbandonarsi a sterili campanilismi dato che la controparte è per tutti il Governo con il suo operato lesivo del diritto all’istruzione.

Come operatori del settore pretendiamo di essere ascoltati e coinvolti poiché, in virtù del nostro lavoro sul campo, abbiamo maturato una serie di riflessioni e possibili soluzioni ad un sistema volutamente depotenziato. Le problematiche legate alla dispersione scolastica e al supporto delle eccellenze, le carenze, le difficoltà e la demotivazione possono essere risolte solo con il rafforzamento del servizio offerto, la valorizzazione del personale docente e non docente, l’ampliamento del tempo scuola, le compresenze e la creazione di classi non sovraffollate. Pertanto riteniamo fondamentale la rivisitazione dei parametri per la formazione delle classi, consentita dallo stesso apparato legislativo volto alla tutela dei territori alloglotti. Tale rivendicazione consentirebbe la realizzazione di una scuola “ a misura di studente”, finalizzata al recupero, al potenziamento e anche all’inclusione dei soggetti più deboli come gli studenti disabili che, a causa del pendolarismo coatto, rischierebbero una totale marginalizzazione dalla vita scolastica.

Invitiamo dunque le Signorie Vostre, le Giunte e i Consigli Comunali a sensibilizzare i cittadini mediante assemblee pubbliche, consigli comunali con ordini del giorno specifici affinché la scuola recuperi la sua centralità nelle agende politiche locali, spesso rese passive al cospetto di un servizio fondamentale per la vita democratica e civile dei nostri territori.

Al cospetto della situazione sopra descritta è necessario ribadire il ritiro dei tagli, causa prima del disservizio e del dramma occupazionale vissuto da migliaia di cittadine e cittadini sardi. In virtù della Autonomia regionale si auspica che, quanto prima, si crei un movimento politico e di opinione che spinga la Regione alla convocazione di un Tavolo Tecnico Regionale che comprenda tutte le parti in causa (sindacati, comitati e coordinamenti dei lavoratori della scuola, dirigenti e USR) e le Istituzioni locali affinché, da un reale confronto, si rafforzino le azioni tese alla difesa della scuola pubblica statale.

Porgiamo Cordiali Saluti

Coordinamento Precari Scuola Oristano

coordinamentoprecarioristano@gmail.com
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