giovedì 2 dicembre 2010

La scuola non va a regime


Solidarietà agli studenti e alle studentesse della Prov. di Oristano

L’iter di approvazione del ddl sulla riforma dell’università ha aperto un fronte di conflitto sull’intera politica scolastica, ha generalizzato le situazioni di lotta e ha determinato la formazione diffusa di una soggettività giovanile sensibile e matura.

La blindatura militare in molte città italiane e l’uso della forza da parte della polizia hanno avuto una eco singolare e preoccupante anche in diversi istituti secondari della nostra città, dove la protesta civile e non violenta degli studenti è stata affrontata da alcuni capi di istituto prima con un atteggiamento di superficiale contrarietà, poi con pressioni indebite, e infine con comportamenti velatamente intimidatori. In particolare la minaccia di far pagare le autogestioni o le occupazioni con la tagliola del monte ore di assenza e con il 5 in condotta rivela una disposizione autoritaria da tempo inedita in quanto si tratta notoriamente di competenze specifiche dei consigli di classe.

Il recente contratto dei dirigenti scolastici e il documento dell’Associazione nazionale presidi sulla riforma rivelano che non si tratta di atteggiamenti personali o di episodi di eccezione ma di un salto di qualità della funzione dirigenziale nell’intero progetto di metamorfosi della scuola pubblica.

Il movimento degli studenti, nella sua inaspettata sensibilità per il bene generale, mostra che la scuola è in grado di autoriformarsi dal basso, nel rispetto della legalità e nel ragionevole senso del futuro.

La lunga pseudoriforma che si è invece dipanata dal modello di scuola azienda di Luigi Berlinguer al modello di scuola miseria di Mariastella Gelmini segnando uno degli aspetti più foschi della seconda repubblica, ricorre oggi alla tragicomica onnipresenza della Digos intrecciata all’ibridazione burocratico-manageriale dei papaveri della scuola, dai ruoli ministeriali centrali alle dirigenze periferiche degli istituti di provincia.

Le vicende di questi giorni segnano dunque un salto qualitativo importante.
Confidiamo nell’intelligenza critica di cui il delicato ruolo di dirigenti d’istituto necessita oggi più che mai e nel loro integrale rifiuto di pratiche autoritarie: siano i presidi degli studenti e non i feudatari di un regime in fase terminale.

La scuola, nella sua essenza, non va mai a regime.

Coordinamento Precari Oristano
Cobas scuola Oristano